Gli anni novanta per il mercato videoludico sono sinonimo di innovazione, consacrazione e nostalgia. Per farvi comprendere meglio il mio pensiero vi spiegherò con ordine, senza soffermarmi troppo, il perché ho deciso di descrivere quegli splendidi anni con queste tre parole.
Innovazione: ovvero il fulcro principale del mio pensiero, perché oggettivamente il più grande salto che il mondo videoludico abbia mai fatto fu il passaggio dal 2D al 3D.
Consacrazione: poiché il videogioco cominciò ad essere considerato alla pari degli altri media proprio in quegli anni. Inoltre le nuove tecniche permisero altresì al videogame di accostarsi al cinema come aveva sempre desiderato fare. Per fare un semplice esempio basta rigiocare Metal Gear Solid uscito nel 1998 per rendersi conto che la cura nei dialoghi e delle inquadrature strizzavano molto l’occhio alla settima arte.
L’ultimo punto, ma non il meno importante è la nostalgia: ovvero il ricordare magnifici momenti passati in compagnia della nostra amata console dove tutto ci sembrava nuovo e straordinario.
Dal 30 giugno uno dei protagonisti di quegli anni è tornato a far parlare di se. Naturalmente si tratta di Crash Bandicoot. Sarà di nuovo amore come tanto tempo fa, o scopriremo che ancora una volta la nostalgia ha distorto i ricordi?
Dopo vent’anni il simpatico marsupiale è tornato con una trilogia che comprende i primi capitoli sviluppati da una giovanissima Naughty Dog sulla prima PlayStation.
Il comando adesso passato a Vicarious Vision, con il difficile compito di far tornare il famoso e amato peramele dei videogiochi rifacendogli il trucco ma senza snaturare, come spesso accade nei remake, la struttura che ha reso famosa l’opera originale.
Dopo aver passato una decina di ore su ogni capitolo, scoprendo tutti i segreti nascosti in ogni angolo, posso affermare con piena certezza che il lavoro svolto per realizzare Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è furbescamente delizioso. Perchè furbescamente? Per due semplici ragioni: la veste grafica è stata completamente rifatta da zero, rispettando però il gameplay che risulta il medesimo di un tempo, purtroppo portandosi dietro sia pregi che difetti che all’epoca potevano non essere così visibili come ora.
Salti, giravolte e frutti Wumpa in HD
Sotto il profilo grafico Crash Bandicoot N. Sane Trilogy si presenta colorato e con una buona pulizia delle texture. Gli effetti grafici, come quello della pioggia o le ombre sono piacevoli, facendo risaltare il gran lavoro che Vicarious Vision ha fatto per rendere apprezzabile nel 2017 un gioco uscito nei primi anni di vita della prima PlayStation. Tutti e tre i capitoli hanno lo stesso motore grafico; l’unica cosa che li differenzia sotto il profilo tecnico è il level design dei livelli che dal primo capitolo al terzo appaiono man mano sempre più elaborati, quindi agli occhi del giocatore, più completi sul piano artistico/visivo.
Ovviamente lo stesso discorso va applicato anche per i vari personaggi del gioco. Dopo vent’anni è una gioia per gli occhi vedere un dettaglio cosi elaborato per la pelliccia di Crash o di qualsiasi altro “animaletto” peloso che abita le isole N. Sane.
Un peccato invece notare una sporcizia grafica sul background (visibile soprattutto nel primo capitolo) che avrebbe richiesto maggior cura. Inoltre, difficile credere che il titolo non sarebbe potuto tranquillamente girare a 60 fps invece dei 30 della versione finale vista la potenza delle attuali console. Questa condizione non cambierà nemmeno in caso decideste di acquistare una Ps4 Pro che aggiunge all’esperienza “solo” una maggiore risoluzione video.
La più grande gioia di poter giocare i vecchi capitoli di Crash in alta definzione è sicuramente quella di godere di un dettaglio superiore, ma ciò che mi ha colpito di più in senso positivo sono le espressioni facciali dei boss, che dopo vent’anni, escono finalmente dall’anonimato grazie alla nuova veste grafica e uno stile molto più azzeccato rispetto a quello impiegato nel lontano 1996.
Sono i piccoli dettagli a rendere grande un opera, e vorrei far notare a chiunque voglia acquistare Crash Bandicoot N. Sane Trilogy alcune piccolezze che, se captate, rendono l’esperienza e il giudizio finale più che posivo: le impronte di Crash che restano visibili sulla spiaggia o nella neve, la bellezza dell’effetto bagnato dei personaggi quando entrano in contatto con l’acqua, la distorsione dell’immagine nei livelli con temperature alte, e molte altre chicche che, non cambiano il mondo, ma nel complesso arricchiscono il tutto.
Squadra che vince non si cambia proprio mai
L’effetto nostalgia che Crash Bandicoot porta con se è molto potente, ma anche molto pericoloso. In questi casi si rischia di farsi travolgere dalle emozioni finendo per perdere lucidità e senso criticritico. Ritrovarsi dopo vent’anni a ripercorrere i livelli che hanno accompagnato in passato le nostre giovani menti è sempre un tuffo al cuore, soprattutto quando ogni cassa, così come ogni nemico è posizionata nella stessa identica maniera dell’epoca Psx. I più romantici di voi, tenendo il gioco in mano, potrebbero anche pensare che il tempo si sia fermato nel gioco, e che all’accensione di Ps4 tutto riparta da come lo abbiamo lasciato, semplicemente arricchito da un livello tecnico adeguato agli standard attuali.
Mi dispiace deludere le aspettative di molti, ma la reltà è ben diversa. Parlare del gameplay di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy richiede un occhio più critico di quanto fatto con l’aspetto grafico.
Il genere platform ormai è saturo di idee, e salvo qualche eccezione, difficile da “reinventare”. In questo caso si tratta di un remake, quindi non si pretende una rivoluzione, ma ora come ora Crash Bandicoot appare fin troppo vecchio, portandosi dietro oltretutto un sacco di magagne che all’epoca potevano risaltare meno, ma oggi è impossibile non notare, e mentre giocate lo farete in continuazione. L’hit box degli avversari ad esempio é imprecisa e spesso moriremo inspiegabilmente anche se il nemico non ci ha nemmeno sfiorati.
Chi risente maggiormente degli anni trascorsi è ovviamente il primo capitolo che, a causa della mancanza del joystick analogico all’epoca (venne introdotto dal secondo in poi), oggi si presenta con un sistema di controllo impreciso e inadeguato soprattutto per le sezioni 2D, che fortunatamente possiamo affrontare con la croce direzionale. Si nota inoltre un generale, anche se lieve, imput lag nei comandi, che si farà sentire maggiormente nelle situazioni più critiche.
Pacco uno, due o tre?
Certamente volendo disquisire sulla longevità di un offerta ludica simile, non c’è da stupirsi nell’affermare che la carne al fuoco è davvero tanta già di per sè, ma il bello di Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy arriva nel caso in cui il giocatore decida di cercare tutti i collezionabili del gioco e superare le temutissime sfide a tempo. Esattamente come nei capitoli originali, la trilogia presenta ai coraggiosi una moltitudine di collezionabili che rendono completare il gioco al 100% davvero un’ardua impresa.
Le sfide sono davvero tante ed obbligano il giocatore a ripetere il livello un paio di volte per riuscire a raccogliere tutto al suo interno. Inoltre, per ottenere le reliquie d’oro o di platino è indispensabile memorizzare perfettamente l’intero percorso per riuscire a finirlo entro il tempo stabilito. Le gemme giocano un ruolo molto importante nell’intera trilogia: non servono solamente per “platinare” i diversi titoli, ma anche per sbloccare nuovi mondi e finali alternativi, arricchendo ulteriormente l’offerta già molto valida del gioco.
I ragazzi di Vicarious Vision oltre ad aver svolto un eccellente lavoro, ci regalano anche un contentino, o per meglio dire, una simpatica anche se irrilevante aggiunta in esclusiva per la N. Sane trilogy. Sto parlando di Coco Bandicoot, la sorella di Crash, che avevamo già avuto il piacere di conoscere nel secondo e nel terzo capitolo, ma che mai si è mostrata giocabile (escluse le sezioni con il tigrotto e il jetsky di Crash Bandicoot 3: Warped). Sarà possibile giocare quasi da subito nei panni di Coco per tutta la trilogia, ma il gameplay comunque rimarrà invariato. Usando la sorella di Crash ci muoveremo come lui, esattamente con le stesse mosse; anche se per i “cacciatori di trofei” l’aggiunta di Coco rappresenta un’ottima occasione per prolungare la durata dell’avventura e sbloccare i trofei relativi alla piccola marsupiale.
Mezzo punto in più andrebbe dato per lo sforzo nell’inserire il doppiaggio italiano che, anche risultando complessivamente piacevole, cade banalmente nella scelta dei doppiatori che sono per lo più irritanti quando parlano.
E’ il personaggio che preferisco di Sony !!!